Casa Atellani e la Vigna di Leonardo
Milano solo traffico, confusione e smog?
Ovviamente no, Milano è cultura, modernità, musei, tanti musei, tanta arte.
A volte me ne dimentico, l’ho sempre vissuta da pendolare. Prima come studentessa e poi come lavoratrice. Ma ogni tanto mi piace prendermi una mezza giornata e scoprire meglio questa grande città, a partire da Chiese e Musei, che sono sempre un concentrato di arte, come piace a me.
Questa volta è stato il turno di Casa Atellani.
Non la conosci? Non c’è problema, ti racconto tutto!

Casa degli Atellani è una dimora Rinascimentale, a pochi passi dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, proprio la chiesa che conserva il Cenacolo di Leonardo da Vinci.
Come arrivare
Essendo in centro a Milano, consiglio di raggiungerla con i mezzi pubblici. Se vieni da fuori, prendi il treno e scendi al capolinea, stazione di Milano Cadorna. Da qui, a piedi ci vogliono circa 10 minuti per arrivare a Corso Magenta, dove si trova la casa.
Altrimenti prendi la metropolitana e scendi sempre a Cadorna (linea rossa)
Prenotazioni
Consiglio di prenotare la visita, sia che decidiate di farla con un’audioguida, sia che la facciata con una guida vera e propria. Sul sito trovate tutte le informazioni (www.vignadileonardo.com)
Il costo con audioguida è di 12 euro, 25 euro con la guida.
La storia
La casa oggi è una, ma in origine erano due, donate da Ludovico il Moro nel 1490 alla famiglia Atellani, diplomatici e cortigiani originari della Basilicata, da sempre leali al Signore di Milano.
Il sogno di Ludovico era di creare un quartiere residenziale dove far alloggiare tutti i suoi amici e uomini più fedeli. Di quel sogno oggi resta, oltre a Santa Maria delle Grazie e al Cenacolo, solo questa casa.

LA VISITA
Ho scelto di visitarla con un’audioguida e non me ne sono pentita. Viene tutto spiegato molto bene e scopro così che, dopo varie vicissitudini, nel 1919 la casa passa di proprietà al senatore Ettore Conti, che dà una nuova vita all’abitazione, affidando i lavori a Pietro Portaluppi, grande architetto e suo genero. Portaluppi unisce le due case, rinnova i due cortili unendoli con un nuovo arco prospettico. Scopre affreschi del ‘500, ora visibili in parte nel cortile esterno, e in parte all’interno con ritratti della famiglia Sforza.

Entrando, si ha immediatamente la sensazione di trovarsi in un’altra epoca, in un ambiente a sé, rispetto al caos cittadino.
Il cortile è un’esplosione di verde, con edera che si arrampica ovunque e arcate che invitano il visitatore a procedere e immergersi in questa esplorazione. Il primo cortile è magnifico e oltrepassato l’arco di Portaluppi, si accede a quello che era il cortile della seconda abitazione e sorprende con i suoi bellissimi affreschi ancora ben conservati. Una sirena, un capitello, tutto sa di antico, di magico. A completare il tutto ci accolgono i gatti dei proprietari che gironzolano liberi nel cortile come a dare il benvenuto.
Sì, perché la casa è tutt’ora abitata, e i proprietari hanno concesso le visite ad una parte della loro dimora al pianterreno.


L’INTERNO
La prima sd accoglierci è la Sala dello zodiaco, affrescata con i segni zodiacali, come era d’uso già in epoca medievale. Portaluppi aggiunse due lunette, con le iniziali dei proprietari e suoi committenti: “E” Ettore e “J” Joanna.
Sul soffitto della stanza, a volta, compaiono i carri dei pianeti. Su una parete, la cartina dell’Italia. Portaluppi aggiunse i mosaici sul pavimento, che rappresentano i pianeti.
La luce è soffusa e l’atmosfera mitica, ben rappresentante dell’arte mimetica dell’architetto, capace di mescolare vero antico e falso storico. Non conosciamo gli autori di questi affreschi (anche se sappiamo che risalgono al Cinquecento) e questo aggiunge un alone di mistero a una sala quasi mistica.

La seconda sala è un atrio, che introduce al resto della casa. Qui sono dipinte 14 lunette con i ritratti di altrettanti membri della famiglia Sforza. Attribuite a Bernardino Luini e bottega, sono esposte delle copie, dopo che nel 1902 il Comune acquistò le lunette per porteggerle e sono esposte al Castello Sforzesco. Di originale rimangono gli intrecci floreali del soffitto e delle volte.
Una volta osservate queste opere d’arte, non si sa dove guardare: ovunque la bellezza.

Di fronte a noi, il giardino, a sinistra e a destra altre due sale davvero magnifiche.
Cominciando da sinistra, si entra nella sala dello Scalone. Qui è possibile conoscere tutte le vicessitudini della casa, la sua storia, attraverso mobili e suppellettili, e capire tutti i rimaneggiamenti e le famiglie che questa abitazione ha visto nel corso dei secoli. Ascoltate la guida, vi racconterà ogni cosa, tutto molto interessante. I mobili sono bellissimi, e sulla destra si apre un finestrone con una vista fantastica, difficile credere che siamo in centro a Milano.
Lo scalone è immenso, stupendo, che sale fino al piano di sopra (non visitabile) e che dà l’idea della grandiosità dell’intera dimora.

Torniamo nell’atrio ed esploriamo quella che è la mia stanza preferita: lo Studio di Ettore Conti. Ammetto che non conosco bene il personaggio, ma so che è stato un senatore, ingegnere e industriale molto importante nel ventennio fascista. Uno dei rari italiani che Mussolini non riusciva ad intimidire.
Il suo studio sembra il centro della cultura: tanti, tantissimi libri, un soffitto a cassettoni decorato egregiamente, poltrone che invitano a sedersi e ad abbandonarsi al relax, prendere un libro e leggere... (cosa che ovviamente non si può fare!)
Un grande camino con sopra esposto lo stemma di alleanza. La biblioteca, le cariatidi alle pareti, dipinti di arte antica e fiamminga. Tutto rimanda alla storia, alla cultura, al sapere. Una stanza che è un’opera d’arte.


E ora usciamo: il giardino, meraviglioso,l’essenza della casa, dove gli Atellani tenevano banchetti, serate, cene, dove si raccontavano le Novelle di Matteo Bandelli, un importante novelliere dell’epoca.

Quando arrivò Portaluppi il giardino era trascurato e l’architetto diede nuova vita.
Quello che si presenta oggi è un’oasi, tranquilla e rilassante. Non è difficile immaginare gli abitanti che passeggiavano qui. Gli Atellani, oppure Ettore Conti, durante una pausa dalla lettura, tutto richiama pace e serenità. Oggi i roseti, le statue, il verde richiamano quell’epoca lontana e sembra quasi di essere lì…





Ultima sorpresa: in fondo al giardino si trova la Vigna di Leonardo. Originariamente comprendeva oltre un ettaro di terreno e quella che vediamo oggi è solo una parte. Leonardo teneva molto la sua vigna e io riesco quasi a immaginarlo quando tornava qui ogni sera, dopo una giornata di lavoro sul Cenacolo, a pochi passi da qui, a controllare, curare con dedizione questo suo pezzetto di terra. Produceva il suo vino..

La vigna comparve nel testamento, ma cadde nell’oblio per secoli, fino a che gli studiosi sono riusciti a recuperarla e addirittura a risalire al Dna del vitigno: la Malvasia di candia aromatica. Così nel 2015 è stata ripiantata ed è rinata la Vigna di Leonardo e con essa il suo vino, in vendita allo shop del Museo. Il vino di Leonardo, un altro talento che aggiungiamo agli innumerevoli che già conosciamo di questo genio.
