Cinque siti archeologici del sud Sardegna
La Sardegna è ricchissima di siti archeologici, ma se pensate che si parli solo di Nuraghe vi sbagliate. I Nuraghe sono ovunque, è vero, e sono straordinari. Alcuni meglio conservati, altri a malapena riconoscibili nella forma, ma tutti testimoni di un’incredibile civiltà antichissima. Ma non l’unica. In Sardegna sono approdati altri popoli: i fenici, i cartaginesi e per ultimi i romani. Tutti hanno lasciato molte testimonianze preziosissime, ancora oggi visibili e visitabili. Anche il Sulcis conserva questi tesori e ve ne presento cinque, quelli che secondo me sono imperdibili.

1.MONTE SIRAI
Partiamo da “casa mia”, da Carbonia, dove nella frazione di Sirai, sorge il parco Archeologico di Monte Sirai. Come suggerisce il nome, si trova su un altura di neanche 200 metri s.l.m, a pochi chilometri dalla costa, in posizione sopraelevata di controllo della valle del Cixerri e del bacino iglesiente. Probabilmente fondata dai Fenici di Sulky (l’attuale Sant’Antioco) o di Portoscuso, fu abitato già intorno al 730 a.C. e comprendeva una corte centrale, santuario e necropoli. Fu abbandonato poi nel 110 ca. a.C. a causa dell’invasione romana.
Nel primo periodo di fondazione fu una città prospera, che continuò a crescere con i Cartaginesi, i quali dopo un periodo di decadenza la ricostruirono interamente.
Visitarla significa immergersi nella storia, una storia antichissima, quasi mitica e visibile oggi nell’acropoli. Qui si possono ancora vedere i resti delle abitazioni fenice, formate da vani intorno a una corte e un importante tempio che si trova vicino alla piazza principale.


C’è poi la necropoli fenicia, con tombe scavate nella terra o nella roccia, il tofet, necropoli dedicate alle ceneri di bambini morti prematuramente. Infine la parte più suggestiva e mistica: la necropoli punica, con le sue 13 tombe famigliari a camera completamente scavate nella roccia, di cui una con la rappresentazione della dea Tanit. Il tutto mentre si passeggia, dall’alto della collinetta, a dominare la valle, tra stradine dove è facile immaginare donne, uomini e bambini cartaginesi e fenici che passeggiano tranquillamente , tra gli alberi, le cui fronde sono piegate dal vento e con tempo hanno imparato a crescere così, come piegati a metà.

2. TEMPIO DI ANTAS
Immagina di trovarti nella pace assoluta, lontano da centri e città, immerso tra i rilievi della zona dell’Iglesiente, nel cuore di una valle: proprio qui ad un certo punto spiccherà il Tempio di Antas, importantissimo tempio romano, ma le cui origini risalgono al periodo nuragico.
Fu scoperto dal generale La Marmora nel 1836, era già conosciuto nell’antichità ed era sacro nell’età nuragica, IX secolo a.C. L’area è il risultato della sovrapposizione di insediamento nuragico e punico, del quale rimangono i resti davanti le gradinate del tempio romano. Ed è proprio durante l’epoca romana che questo tempio conobbe il periodo di maggior splendore, grazie alla volontà di Augusto che lo fece costruire e poi di Caracalla che lo rimaneggiò.
La struttura presenta quattro colonne frontali e una per ogni lato, di ordine ionico e alte circa 8 metri. Per entrare si accedeva tramite dei gradini, dei quali ne rimangono tre. Sotto quest’area si trovano i resti dell’insediamento cartaginese, ma la zona fu anche centro di culto dell’età nuragica.

Un mix di storia, culture e civiltà che si sono susseguite in un’area immersa nel nulla, ancora oggi suggestiva, ricca di natura e di tranquillità. Facile capire perché tanti popoli così importanti l’avessero scelta come sede religiosa, per trovare una connessione con i loro dei. Proprio qui infatti si praticava il culto del dio nuragico Sardus Pater Babai (Sid Addir per i cartaginesi), mentre nelle vicine grotte di Su Mannau era praticato il culto dell’acqua. Forse la bellezza della natura ispirò tanta spiritualità concentrata in pochi chilometri quadrati e ancora adesso, passando in queste strade potrete respirarla a pieni polmoni.
Foto sotto: dal sito www.sardegnaturismo.it


3. NORA
Nora è davvero una sorpresa: anche qui ci troviamo di fronte ad un insieme di testimonianze di tre civiltà antiche, ma è come se fossero state fatte apposta per farsi ammirare. Sono come un percorso, messo lì per farci capire quanta bravura, quanto ingegno e quanta intelligenza possedessero i popoli antichi. Nora è uno di quei siti che vanno visitati con una guida perché altrimenti tanta bellezza rischia di perdersi, di non essere spiegata nel modo giusto, ma anche perché in generale sono convinta che i siti archeologici non vadano visitati in autonomia, ma con qualcuno esperto che ci porti dentro la storia, che ci immerga nel passato e ci racconti le storie della gente comune, di quello che facevano, come vivevano e come si guadagnavano da vivere.

Io trovo tutto questo molto affascinante e mi perdo nell’ascolto di questi aneddoti, immaginando come doveva essere e sognando che magari, in una vita passata, ero una donna romana, o cartaginese che viveva in questa città e passeggiava, ammirando il panorama e godendo della brezza fresca del maestrale. Ecco, Nora è uno di quei luoghi in cui è fin troppo facile perdersi nel passato di un mondo così lontano ma con cui entri in connessione non appena cominci la visita.
Personalmente è uno dei siti più belli che abbia visto finora, perché comprende in un unico posto le testimonianze di ben tre popoli antichi: fenici, cartaginesi e romani.


I fenici la fondarono tra l’VIII e il VII secolo a.C. e ne ritroviamo la necropoli, il complesso abitativo e il tofet, area funeraria dove venivano riposte le urne contenenti le ceneri di bambini e animali. I Cartaginesi, invece, la conquistarono nel IV secolo a.C. e impostarono la città secondo i loro criteri urbanistici, ma soprattutto la trasformarono in porto per gli scambi commerciali con l’Africa. Nora infatti si affaccia direttamente sul mare e la sua splendida cornice rende questo luogo ancora più magico, anche se, come noi, la visiti sotto il sole pomeridiano di luglio!
Quando arrivarono i Romani, nel III secolo a.C., edificarono il teatro, le terme, il Foro e alcune abitazioni, delle quali rimangono alcuni resti straordinari, come la casa signorile tappezzata di bellissimi mosaici.

Ci si perde dentro tanta bellezza, non si sa più da che parte guardare, per questo consiglio di goderla con la calma che merita, per apprezzarne ogni singolo edificio, angolo e per godere di un magnifico panorama su uno dei mari più belli al mondo.


4. NURAGHE DI SERUCI
Non poteva mancare in questo elenco un sito nuragico. Seruci si trova nel territorio di Gonnesa, formato da un villaggio di capanne, un grande nuraghe e una tomba di giganti. Risale all’incirca al XIV secolo a.C. e la torre centrale è alta circa 15 metri, ancora oggi circondata da cinque torri, alcune ancora ben conservate. Tutto intorno si trovava il villaggio composto all’epoca da oltre cento capanne. Un incredibile esempio di villaggio nuragico, scoperto nel 1897 e restaurato di recente. L’intero sito occupa circa 6 ettari ed è uno dei più grandi della Sardegna, strutturato da una piazza centrale, che fungeva da luogo di scambio commerciale, la capanna delle riunioni, il tempio, con resti di sacrifici rituali e la capanna della terme, con il bacile centrale un tempo pieno d’acqua. Un sito meritevole di una visita e vista la completezza, la bellezza e la sua espansione, stupisce che sia praticamente sconosciuto ai più. Perchè non esiste solo Barumini, la cui fama resta comunque meritatissima.
Nel sito di Seruci vengono organizzate molte iniziative culturali interessanti, tra cui, oltre alle classiche visite guidate, passeggiata al tramonto o di notte, concerti o aperitivi.
Foto sotto: dal sito www.sardegnaturismo.it

5. SANT'ANTIOCO: L'ANTICA SULKY
La zona archeologica di Sant'Antioco comprende l'Acropoli, la Necropoli e l'area dei tofet.
Iniziamo dai tofet, tipico santuario fenicio dove venivano sepolti i bambini in modo molto particolare, le cui ceneri erano conservate in alcune urne. Il cimitero si trova all'aperto e le urne venivano riposte nelle cavità naturali della roccia, per essere affidate alla protezione di due divinità, Tanit e Baal Hammon. Accompagnate da stele di pietra con immagini umane e simboli di rituali, queste potevano anche contenere ceneri di animali, come uccelli o agnelli.

La Necropoli Punica è un ennorme cimitero sotterraneo. Le tombe contenevano interi nuclei famigliari, che venivano sepolti secondo rituali precisi. Si accede tramite un corridoio e si entra nella camera funeraria, in un mondo sospeso e mistico. La salma era lavata, profumata e vestita, inserita in un sarcofago di legno e accompagnata da corredi funerari comprendenti brocche, anfore, tazze, lucerne, gioielli e amuleti.
Proprio qui sono state fatte scoperte uniche: sculture , pilastri scolpiti e dipinti raffiguranti forse una divinità e una falsa porta, come a indicare il passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Sulla necropoli punica sorse quella romana e, in età cristiana, un cimitero di catacombe. Il museo cittadino, dedicato all'archeologo Ferruccio Barreca, contiene utensili, lucerne, anfore gioielli provenienti da Tofet e necropoli.

Non ho ancora avuto modo di visitare l'Acropoli, che è rimasta chiusa per molti anni mentre continuavano gli scavi ma mi riprometto di andarci la prossima volta.
Si tratta di fortificazioni puniche, di cui sono ancora visibili parte delle mura. In seguito è diventata struttura templare in epoca romana e infine in periodo tardoromano, fu ristrutturata per scopi sconosciuti.
Il ciclo è sempre lo stesso: fenici, cartaginesi, romani. Ovunque, tornano a dare la loro impronta, lasciare la cultura, i riti e le tradizioni su quest'isola, che ne ha assorbito qualcosa da ognuno ed è diventata la meravigliosa terra che è oggi, anche grazie a queste tre affascinanti civilità.